giovedì 18 dicembre 2014

Diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività


I miei ringraziamenti vanno a tutti coloro i quali sono intervenuti in Consiglio Comunale e hanno portato importanti contributi. Ringrazio i promotori della raccolta firme, chi organizza dibattiti pubblici e tutti quelli che cercano di sensibilizzare i cittadini sull'argomento. Esorto anche i cittadini stessi a continuare ad informarsi sulla vicenda.

Dirò la mia conscio di quanto il tema sia delicato e di quanto sia importante in questo momento un’azione congiunta di tutte le forze territoriali: politiche, poichè la Sanità non è né di destra, né di sinistra, tecniche, di chi tutti i giorni lavora dentro o a contatto della struttura ospedaliera, sociali e di partecipazione dei cittadini. Insomma il futuro della nostra Sanità, attenendo ai diritti fondamentali di tutti gli individui, è un problema di tutti nonostante debbano giustamente essere gli amministratori a farsi carico di portarlo nelle opportune sedi e battersi per le istanze locali.

Scrivevo qualche tempo fa che è nei momenti di crisi come quello in cui viviamo che bisogna porre maggiore attenzione e puntare i riflettori sui bisogni primari delle persone:

la disponibilità degli alimenti per ovvi motivi
il lavoro che garantisce la dignità umana
l’istruzione che garantisce il progredire della società
la salute di cui oggi stiamo parlando e che quindi merita a maggior ragione ulteriore attenzione

Proprio a riguardo della salute locale, l’ultimo forte "attacco" di livello regionale che io ricordi risale a 3 anni fa sotto la Giunta Cota: si parlava allora di diminuzione a livello provinciale delle ambulanze medicalizzate e si aveva già il sentore che l’ospedale della Valle Belbo, nato dalla responsabilità messa in campo dai territori di Nizza e Canelli finalizzata alla creazione di un’unica struttura per razionalizzare la spesa sanitaria locale, non avrebbe in realtà mai visto la luce.
Questo ci dovrebbe far riflettere sul fatto che la situazione odierna probabilmente arriva da lontano, non nasce semplicemente con l’ultima Delibera della Giunta Regionale.

L’impressione e l’amarezza di fondo è che ogni volta che si ritorna a parlare di sanità piemontese a questo seguano decisioni episodiche senza che alla base ci sia un progetto complessivo e condiviso che evidentemente deve essere stilato non con l’utilizzo delle sole forbici e calcolatrice al fine di realizzare tagli lineari, senza criterio e senza un'analisi costi/benefici, ma con il supporto di motivazioni tecniche, di valorizzazione delle eccellenze, di un'individuazione delle realtà virtuose come la nostra, delle specificità e delle esigenze territoriali.

Dovremmo quindi essere qui a dibattere sulla costruzione di questo progetto complessivo e condiviso e invece oggi ci troviamo a ragionare sulle conseguenze che la politica socio-sanitaria dell’attuale Giunta Regionale provocheranno in tutto il Piemonte. Fatto che ci vede, allo stato attuale, di fatto spettatori di qualcosa calato dall'alto e non certo attori del cambiamento.

Ciò che mi preme quindi affermare con forza e convinzione è che non è centralizzando le decisioni che si aumentano le responsabilità e si realizzano economie ma è responsabilizzando ogni livello del sistema che è possibile riorganizzare la sanità e garantire comunque i servizi e la tutela della salute dei cittadini così come sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione.

Sinceramente non sono in grado di valutare a fondo la questione, ma è di molti la sensazione che l’attuale riorganizzazione sia la riproposizione di una suddivisione in quadranti in cui, confidando nel potere risolutorio di una enorme Città della Salute, è prevalentemente il territorio torinese a trarre i maggiori benefici. Questo mi preoccupa perché, se così fosse, un ragionamento torinocentrico rischierebbe di assorbire tutte le già insufficienti risorse e le scarse energie della sanità piemontese a scapito delle articolazioni periferiche atrofizzate, condannate a gravitare sui centri di Torino-Alessandria-Cuneo-Novara con il timore che possano diventare sempre più congestionati e inefficienti.

Questo presunto piano torinocentrico o comunque la predilezione che la legge intrinsecamente prevede per altri territori rispetto al nostro, senza una preventiva valutazione oggettiva circa il funzionamento delle strutture attuali, comporterebbe di fatto un declassamento insopportabile per la nostra struttura ospedaliera: in ultima analisi, le pesanti ripercussioni sui cittadini sia a livello logistico che di garanzia del malato, anche in situazioni in cui è importante preservare la sua dignità (penso al fine vita), non solo rendono questo piano NON emendabile, ma semplicemente inaccoglibile!

Oltre a un progetto di razionalizzazione complessivo e condiviso, altre sono le economie possibili da esplorare: siamo ad esempio sicuri che nel settore amministrativo regionale complessivo non ci sia ancora da rivedere e ridimensionare? I centri di costo, poi, non possono paradossalmente rivelarsi diseconomici e peggiorare la qualità (vedasi  ad es. la compromissione dell’eccellenza alimentare della nostra ASL con i prodotti del territorio a chilometro zero).

Sebbene sia lapalissiano che l’importanza degli effetti della Delibera della Giunta Regionale si debbano valutare prevalentemente sotto il profilo dei servizi sanitari, non dobbiamo però trascurare cosa rappresentano, per il tessuto economico della Provincia di Asti, l’ASL di Asti, l’ospedale “Cardinal Massaia”, le realtà di Canelli e Nizza Monferrato, per le quali vanno previste e rivendicate politicamente almeno adeguate e consistenti contropartite e misure di compensazione territoriale in termini di “strutture sanitarie alternative”, a fronte dell’impossibilità di completare il nuovo ospedale della Valle Belbo.

L’ASL di Asti è diventata ormai la più grande azienda dell’intera Provincia, diffusa capillarmente su tutto il territorio, con oltre 2.000 dipendenti, più gli occupati delle aziende, delle società di servizio collegate e dell’indotto. Deve quindi poter continuare a contribuire in modo consistente e qualificato allo sviluppo economico locale, a maggior ragione nella situazione di crisi attuale, nei seguenti settori:
  • nell’ indotto tradizionale ed evoluto (tecnologia impiantistica, produzione energetica alternativa, ecc.); 
  • nell’ applicazione di alte tecnologie non solo medico-scientifiche, ad es. informatica, HT, ecc.; 
  • nel terziario avanzato scientifico-universitario (corsi di specializzazione, convegni, congressi, ecc.), si tenga presente che il maggior numero di iscritti, la massa critica del polo universitario di Asti è rappresentata dal corso triennale di Scienze Infermieristiche.

Ricordo che uno degli avvenimenti dell’inizio della mia avventura politica, 3 anni fa nel settembre 2011, fu un viaggio in autobus a Torino per manifestare contro pesanti tagli alla Sanità. In quell'occasione l'allora Consigliere Brignolo affermò che a fronte di quella manovra, che a me pare meno impattante di quella attuale, l'allora Sindaco e il Presidente della Provincia di Asti avrebbero dovuto battere i pugni e rovesciare la scrivania del Presidente Regionale Cota.
Ovvio che è bene privilegiare il dialogo politico ma, qualora non si riuscissero a ottenere soddisfacenti garanzie per la salute dei nostri concittadini di cui lui stesso è garante, spero che l’attuale Sindaco e presidente della Provincia di Asti possa, come ultima ratio, tenere in debita considerazione una sorte analoga per la scrivania del Presidente Chiamparino.

lunedì 24 novembre 2014

Proclamiamo una giornata di lutto cittadino per il caso ATC


Un filo sottile lega Asti alla vicina Casale Monferrato: con la prescrizione del caso amianto e il patteggiamento del caso ATC, per ragioni e gravità certamente differenti, le due città piemontesi si trovano a condividere la netta sensazione di aver subito una colossale ingiustizia con scarse, se non nulle, possibilità di porvi rimedio.
Per quanto riguarda il caso astigiano, in particolare, i cittadini si interrogano sull'equa giustizia: vedono lentamente "morire" la convinzione di essere tutti uguali di fronte alla legge e sempre più insistentemente percepiscono differenze di giudizio e trattamento tra il "comune mortale" e il "colletto bianco" spesso impunito, specialmente se protetto da "Santi in Paradiso".
In tempi di crisi è possibile che ognuno di noi, prima o poi, si trovi in difficoltà. In questo senso non dev'essere certamente confortante veder progressivamente "mancare" la tutela e l'attenzione nei confronti delle fasce più deboli della cittadinanza: nei loro confronti, infatti, è stato possibile perpetrare reati subdoli e meschini, protratti nel tempo, con la complicità di controlli quantomeno inadeguati.
Assistiamo inoltre impotenti all'inesorabile "spegnersi" della speranza di vivere in una società meritocratica, in cui ad essere designati a ricoprire le più alte e ben retribuite cariche istituzionali siano i più bravi e onesti.
Si verifica inoltre, giorno dopo giorno, il pericoloso insinuarsi del dubbio che "non ci si guadagni" a comportarsi da bravi e onesti cittadini: lentamente "muore" così il senso civico e di appartenenza a un'unica comunità perchè tanto a pagare è sempre Pantalone.
Fortunatamente il caso ATC, a differenza di quello di Casale, non contempla morti reali ma non per questo è da sottovalutare: dopo aver posto una "pietra tombale" sull'accertamento delle ulteriori possibili responsabilità, favorisce la ben più grave e triste "dipartita", proprio nei cittadini, di tutta una serie di convinzioni e principi che potrebbero minare alla base il progresso e lo sviluppo civile e sereno della nostra città.
Ciò che deve fare il Comune di Asti non può limitarsi al mero aspetto giuridico come avvenuto con la costituzione in parte civile: nonostante la recente concessione di patteggiamento, il Comune ha il dovere civico e morale di continuare a tenere alta l'attenzione sulla vicenda ATC, sicuramente per tentare di recuperare e far investire sul territorio il considerevole maltolto, ma ancor di più per contribuire a ripristinare il corretto rapporto tra cittadini e istituzioni che via, via va deteriorandosi.
Per questo motivo invito il Sindaco, in maniera provocatoria, a proclamare una giornata di lutto cittadino in virtù della "morte" della normale sensazione di giustizia e garanzia che ogni cittadino astigiano dovrebbe, come suo diritto, percepire.

mercoledì 12 novembre 2014

L'importante è che non sia CoCoCo-working


Dopo lo tsunami sociale generato dalla crisi economica, pensare che i posti di lavoro repentinamente persi in questi anni possano ritornare dov’erano nel periodo pre-crisi, secondo me, è illusorio: so che dovrei cercare di essere ottimista ma proprio non riesco a immaginare un fattore scatenante tale per cui, a un certo punto, i grandi colossi economici nazionali come Finmeccanica, Telecom, le banche, le Poste o lo stesso Stato tornino ad eseguire assunzioni di massa.

Quindi se negli ultimi anni, come tutti sappiamo, abbiamo assistito a mutazioni socio-economiche causate dalla crisi (che qualche interrogativo dovrebbero suscitarci circa la bontà o meno di un modello di sviluppo basato su un capitalismo finanziario globalizzato), negli ultimi 20 anni abbiamo contemporaneamente assistito ad una trasformazione della società dovuta sostanzialmente all'espansione rapidissima delle reti della conoscenza e delle reti tecnologiche. Queste hanno fatto sì che nascessero tantissime nuove tipologie di lavoro che, almeno in Italia e secondo il mio parere, sono state spesso e volentieri snobbate o quantomeno mal governate (e qui faccio un po’ di sana autocritica dicendo che noi del Pd dovremmo forse badare più a riconoscere, snellire e promuovere a livello normativo queste nuove forme di lavoro anziché concentrarci troppo sulle modifiche all’articolo 18).

Quello che di nuovo però sta succedendo nel mondo del lavoro è una nuova organizzazione e soprattutto un nuovo approccio mentale anche al lavoro legato alla “vecchia economia” che consiste non più nell'attesa o nella ricerca di un lavoro ma spesso nella creazione autonoma di nuovo lavoro.

Nel 2005 un ragazzo di San Francisco decise, per la prima volta, di affittare il suo posto di lavoro ad altri che avevano la sua stessa passione: nacque così il coworking. Abbiamo alcuni importanti esempi di successo anche molto vicino a noi, a Torino:

TOOLBOX si basa prevalentemente su progetti legati alla “new economy” e ha sede in una vecchia fabbrica di alluminio che è diventata uno spazio in cui convivono 150 persone che condividono strumenti, idee, progetti e clienti.
FABLAB che riprende invece il concetto del coworking calzato sulla vecchia economia e in particolare sul mondo dell'artigianato.

In questi posti, spesso, anche progetti complessi hanno la possibilità di giungere in porto perché a fianco a te ci sono persone con competenze diverse ma complementari alle tue e che condividono il tuo stesso stile di vita. Il coworking non è infatti solo una maniera di avere un ufficio affittando una scrivania, ma è condividere il tuo lavoro con persone che hanno la tua stessa visione del mondo, condividono la tua voglia di cambiarlo e condividono la tua voglia imprenditoriale.

Lo dico strizzando l’occhio al M5S che da sempre è sensibile al tema e con il quale solo adesso scopriamo di poter dialogare costruttivamente: se ci pensate bene, tale tipo di approccio innovativo al lavoro deriva dalle logiche della rete: gli individui abituati a lavorare in rete hanno una mentalità più collaborativa. La cultura della rete è un modello che parla di apertura, collaborazione, partecipazione e questa cosa si riflette anche nel modo di lavorare che adotta il concetto di condivisione come imperativo per reinventare il lavoro che non c'è più. Modo di lavorare che si sposa, come abbiamo detto, anche con l’azienda tradizionale perché ne moltiplica i contatti, le relazioni e di conseguenza anche le relazioni di tipo progettuale e produttivo.

Quindi, in ultima analisi, non si cerca più un posto di lavoro in senso stretto: quando parliamo di "posto di lavoro" ci riferiamo a un posto fisico in cui recarsi tutti i giorni e rincasare tutti i giorni. I nostri concittadini astigiani, in questo momento, non cercano un “posto di lavoro”: cercano un “lavoro” e, a fronte di quello, cercano un posto in cui stare per lavorare. E’ una questione di scelta che rende secondario il “posto di lavoro” rispetto al “lavoro” stesso. Io mi auguro che noi del Pd, nel concedere al lavoratore astigiano questa possibilità di scegliere dove svolgere il suo mestiere, possiamo manifestare la stessa sensibilità che abbiamo quando vorremmo concedere al lavoratore italiano la possibilità di scegliere se usufruire mensilmente della sua quota di TFR.

Per quel che mi riguarda, quindi, l’Assessore alle attività produttive e al lavoro ha la mia piena fiducia ed esortazione nel tentare di individuare, attrezzare e promuovere, nella nostra città, uno spazio in cui valorizzare questa nuova concezione del lavoro che traduce in termini nuovi quelle che un tempo erano la saggezza, la forza e la bellezza e che noi oggi attualizzeremmo con l’intuizione, la tecnologia e il design.

giovedì 23 ottobre 2014

Parcheggio... Da Possibile a Fatto!


Qualche tempo fa, sollecitati da alcuni cittadini, c'eravamo recati al Circolo Santa Maria Nuova sito in Via Arò per incontrare i suoi soci, gestori e frequentatori.

Considerate le serie difficoltà di deambulazione di alcuni di essi, in possesso persino dei requisiti per il posteggio riservato ai diversamente abili, abbiamo ascoltato le loro necessità finalizzate alla creazione di almeno uno stallo giallo in prossimità dell'ingresso del circolo stesso.

Le sollecitazioni dei cittadini hanno trovato adeguata attenzione da parte di tutta l'Amministrazione e dopo esserci attivati coi vari canali a disposizione, abbiamo finalmente posto rimedio alla situazione.


lunedì 22 settembre 2014

Coro unanime dei sindaci: avanti l’ipotesi di pista ciclabile Asti-Casale


Mercoledì 17 settembre si sono incontrati in Municipio ad Asti i sindaci dei comuni interessati dal progetto di pista ciclabile tra la nostra città e Casale Monferrato.

Grazie all’iniziativa promossa dal Consigliere comunale Pd Clemente Elis Aceto, i rappresentanti dei vari Comuni hanno avuto modo di confrontarsi sull’opportunità di realizzazione dell’opera che darebbe vita a un’infrastruttura turistica di collegamento fra tutti i comuni della tratta, per intersecarsi con il progetto nazionale VenTo di collegamento tra Torino e Venezia, di cui Casale fa già parte.

Hanno partecipato al dibattito i rappresentanti dei Comuni di Cereseto, Calliano, Vignale, Ottiglio, Treville, Altavilla, San Giorgio, Penango, Castagnole, Montemagno, Castell’Alfero. Molti sono stati gli interventi favorevoli all’iniziativa che mira a creare, lavorando in termini di partenariato, le opportune sinergie e collaborazioni fra i territori. Tra i presenti anche il Presidente della Strada Astesana del Vino, il Direttore dell’agenzia di sviluppo del territorio LAMORO, i tecnici della Provincia di Asti oltre ad esperti di mobilità e greenway.

La riunione, convocata dai Sindaci Fabrizio Brignolo e Titti Palazzetti di Casale, è servita a sondare l’interesse dei Comuni coinvolti che hanno confermato la volontà di proseguire nel progetto con la firma di un protocollo d’intesa. Le amministrazioni di Asti e Casale Monferrato hanno colto il coro unanime dei Comuni e si occuperanno ora di costituire i necessari presupposti per gli approfondimenti tecnici e la necessaria condivisione politica di livello regionale.

sabato 20 settembre 2014

Un Parcheggio è Possibile


Così come promesso in campagna elettorale, nell'ottica di sostenere e aiutare i centri di aggregazione per gli anziani che svolgono un'importante funzione sociale in città, sollecitati da alcuni cittadini, oggi abbiamo incontrato i soci, gestori e frequentatori del Circolo Santa Maria Nuova sito in Via Arò.

Considerate le serie difficoltà di deambulazione di alcuni assidui frequentatori in possesso persino dei requisiti per il posteggio riservato ai diversamente abili, abbiamo colto le loro sollecitazioni affinchè venga creato almeno uno stallo giallo in prossimità dell'ingresso del circolo.

Diverse le soluzioni che abbiamo individuato per venire incontro alle esigenze riferiteci:
  1. Ove sussistano le opportune distanze dettate dal Codice della Strada sarebbe possibile tracciare uno stallo per diversamente abili in corrispondenza di questo posto che comunque, nonostante sia privo di strisce di delimitazione, risulta sempre occupato da auto.
  2. Si potrebbe trasformare questo parcheggio in stallo per disabili concedendo ad ASP la possibilità di tracciare altrove uno stallo blu sostitutivo.
  3. In luogo dei tre larghi parcheggi blu, ove ci starebbero comodamente quattro automobili, si potrebbe asfaltare e delimitare 3 stalli blu e uno giallo.
Siamo certi che le sollecitazioni dei cittadini troveranno adeguata attenzione da parte di tutta l'Amministrazione e ci attiveremo coi vari canali a disposizione per tentare, ove possibile, di porre rimedio alla situazione.

venerdì 12 settembre 2014

Ipotesi Greenway Asti-Casale: Gli Amministratori si incontrano


Su iniziativa del Consigliere Comunale Clemente Elis Aceto, Asti e Casale Monferrato stanno studiando la possibilità di realizzare una pista ciclabile che colleghi i due centri. Secondo le intenzioni delle due città, l’opera darebbe vita a una infrastruttura turistica di collegamento fra tutti i Comuni della tratta e l’ulteriore pista oggetto di un progetto nazionale denominato VenTo, di cui Casale fa già parte, finalizzato a collegare Torino a Venezia.

La pista sorgerebbe su sedime indipendente da quello destinato al traffico automobilistico e si prefigge di rappresentare, grazie a un cicloturismo organizzato e infrastrutturato, un’opportunità identitaria, occasione di un nuovo legante sociale, sviluppo, occupazione ed economia locale per i nostri territori ora patrimonio UNESCO.

I fondi per la realizzazione dovranno essere ricercati all’interno del progetto VenTo stesso o a livello regionale e l’infrastruttura locale godrebbe, gratuitamente e di riflesso, delle azioni di marketing  finalizzate alla promozione di quella nazionale.

I Sindaci Brignolo di Asti e Palazzetti di Casale hanno congiuntamente convocato, per mercoledì 17 settembre, una riunione dei Primi Cittadini dei Comuni interessati dalle tratte allo studio. Durante l’incontro sarà sondato il loro interesse al fine di giungere eventualmente alla firma di un protocollo d’intesa.

Ulteriori dettagli circa l’idea progettuale sono visibili al link http://goo.gl/JTHRKb

mercoledì 16 luglio 2014

E io che avevo detto?



...La commistione da incarichi di partito e cariche in aziende pubbliche e partecipate, per il presidente del Pd è una stortura. «Se il partito vuole rinnovarsi deve innanzitutto rifuggire vecchie logiche di gestione del potere, che vanno dalle nomine nelle società pubbliche alla competizione interna a colpi di tessere»...

Oggi tutti vogliono il Pd, i rischi sono solo legati alla criminalità? «Io dico attenti anche ai trasformisti, a quelli che di colpo si sentono “democratici” e dopo una vita nel centrodestra, sono pronti al salto della quaglia. Essere un partito aperto non vuole dire trasformarsi in un caravanserraglio»

«Non mi appassiona la dicotomia tra partito liquido e partito pesante, perché non risolve il problema. I signori delle tessere sono anche i signori delle preferenze. La verità è che bisogna avere il controllo dei militanti, sapere chi sono, creare un partito che sia fonte di proposta politica, che discuta, che sappia coinvolgere, non solo una macchina elettorale»


...E IO CHE AVEVO DETTO? Mi fa piacere sapere che il presidente nazionale del Pd la pensa come me... Ora passiamo ai fatti.

Italicum all'italiana


La legge elettorale Italicum made in Renzi, Boschi, Berlusconi e Verdini conferma le liste bloccate (incostituzionali) del Porcellum, con la sola differenza che saranno un po’ più corte. 

La sostanza è che i 630 deputati saranno ancora nominati dai segretari dei partiti maggiori. Quelli medio-piccoli invece resteranno fuori da Montecitorio grazie a soglie di sbarramento spropositate: 4,5% per quelli coalizzati, l’8% per quelli che corrono da soli e il 12% per le coalizioni. Per ottenere subito il premio di maggioranza, il primo partito (o coalizione) deve raccogliere almeno il 37% dei voti: nel qual caso gli spetta il 55% dei seggi, pari a 340 deputati. 

Se invece nessuno arriva al 37%, i primi due classificati si sfidano al ballottaggio e chi vince (con almeno il 51%, è ovvio) incassa 327 deputati. Cioè: chi ha meno voti (37% o più) ha più seggi e chi ha più voti (51% o più) ha meno seggi. Una follia. 

Ma non basta: prendiamo una coalizione con un partitone al 20% e cinque partitini al 4% ciascuno. Totale: 40%, con premio al primo turno. Siccome nessuno dei partitini alleati supera il 4,5%, il partito del 20% incamera il 55% dei seggi. E governa da solo, confiscando il potere legislativo, che di fatto coincide con l’esecutivo a colpi di decreti e fiducie.

venerdì 6 giugno 2014

Un percorso sulle necessità delle coppie con figli


Al fine di raccogliere le sollecitazioni di famiglie e coppie con figli e mettere in rete esperienze e proposte per rendere la città di Asti sempre più attenta alle necessità di genitori e figli con iniziative e progettualità specifiche, il gruppo consiliare PD, su iniziativa dei consiglieri comunali Riccardo Fassone e Clemente Elis Aceto, ha deciso di avviare una serie di incontri pubblici aperti a chiunque fosse interessato all'argomento.

Il percorso sarà modulato su temi e articolato in momenti finalizzati alla comprensione dei bisogni ed allo studio di programmi di azione diversificati, il cui obiettivo sarà quello di sostenere e facilitare le funzioni genitoriali.

Al fine di coinvolgere il maggior numero di persone e addivenire celermente alla convocazione del primo tavolo di lavoro, è stata predisposta l'e-mail genitoriastigiani@gmail.com a cui inviare la propria disponibilità di partecipazione agli incontri.

martedì 21 gennaio 2014

Fateci capire: è un Pd inclusivo o esclusivo?


La mozione civati, astenutasi in maniera critica durante la ripetizione dei 4 congressi "problematici", avendo scelto volontariamente di non prendere parte ad alcun accordo politico nella convinzione che la consultazione democratica degli iscritti e militanti debba prevalere su logiche spartitorie e di "annacquamento" delle responsabilità oggettive, prende atto della composizione della commissione di garanzia derivante dall'accordo politico che l'ha vista esclusa nonostante l'esplicita richiesta di presiederla poiché in oggettiva posizione di minoranza. Nonostante ciò rivendichiamo legittima cittadinanza all'interno del partito democratico astigiano e pretendiamo di essere messi a conoscenza degli accordi politici che regolamentano il governo del nostro partito. Aver volontariamente escluso dal massimo organo di garanzia interno l'unica mozione che non ha mai preteso incarichi politici mina alle basi il pluralismo e la partecipazione democratica.

La Mozione Civati Astigiana

martedì 14 gennaio 2014

Questioni di metodo, agibilità e legittimazione politica.


"I congressi, già dichiarati nulli e sospesi, sono stati ripetuti; le cronache ci hanno raccontato il loro svolgimento ma hanno solo sussurrato di quali ne siano state le premesse.

Per il gruppo di sostenitori astigiani della mozione Civati si é trattato, in ogni caso, di un epilogo della vicenda congressuale che desta forti perplessità ed il timore che esso possa condizionare negativamente il futuro del Partito Democratico astigiano.

Per poter riprendere ad essere attivi e partecipi in modo franco e trasparente è perciò urgente conoscere le ragioni, le idee ed i programmi costituenti il fondamento degli accordi che hanno condotto alla presentazione di candidature e programmi unitari. Pur essendosi astenuta dalla costruzione di questi accordi, è intenzione della Mozione Civati adoperarsi in maniera concreta, critica e costruttiva allo svolgimento dell'attività politica all'interno e a favore del Partito.

Non da ultimo, richiediamo che vengano stabiliti tempi e modi d'azione certi e trasparenti per l'istituzione della Commissione atta a valutare il tesseramento posto alla base dell'ultimo Congresso alla luce delle disposizioni dello Statuto e del Codice Etico del Partito Democratico. Ciò per rendere concreto ed effettivo, a futura memoria e al di là delle parole e nei fatti, il rispetto delle regole e l'adozione di provvedimenti disciplinari per le condotte sbagliate ed i responsabili delle medesime".

La Mozione Civati Astigiana

Archivio blog