mercoledì 16 luglio 2014

E io che avevo detto?



...La commistione da incarichi di partito e cariche in aziende pubbliche e partecipate, per il presidente del Pd è una stortura. «Se il partito vuole rinnovarsi deve innanzitutto rifuggire vecchie logiche di gestione del potere, che vanno dalle nomine nelle società pubbliche alla competizione interna a colpi di tessere»...

Oggi tutti vogliono il Pd, i rischi sono solo legati alla criminalità? «Io dico attenti anche ai trasformisti, a quelli che di colpo si sentono “democratici” e dopo una vita nel centrodestra, sono pronti al salto della quaglia. Essere un partito aperto non vuole dire trasformarsi in un caravanserraglio»

«Non mi appassiona la dicotomia tra partito liquido e partito pesante, perché non risolve il problema. I signori delle tessere sono anche i signori delle preferenze. La verità è che bisogna avere il controllo dei militanti, sapere chi sono, creare un partito che sia fonte di proposta politica, che discuta, che sappia coinvolgere, non solo una macchina elettorale»


...E IO CHE AVEVO DETTO? Mi fa piacere sapere che il presidente nazionale del Pd la pensa come me... Ora passiamo ai fatti.

Italicum all'italiana


La legge elettorale Italicum made in Renzi, Boschi, Berlusconi e Verdini conferma le liste bloccate (incostituzionali) del Porcellum, con la sola differenza che saranno un po’ più corte. 

La sostanza è che i 630 deputati saranno ancora nominati dai segretari dei partiti maggiori. Quelli medio-piccoli invece resteranno fuori da Montecitorio grazie a soglie di sbarramento spropositate: 4,5% per quelli coalizzati, l’8% per quelli che corrono da soli e il 12% per le coalizioni. Per ottenere subito il premio di maggioranza, il primo partito (o coalizione) deve raccogliere almeno il 37% dei voti: nel qual caso gli spetta il 55% dei seggi, pari a 340 deputati. 

Se invece nessuno arriva al 37%, i primi due classificati si sfidano al ballottaggio e chi vince (con almeno il 51%, è ovvio) incassa 327 deputati. Cioè: chi ha meno voti (37% o più) ha più seggi e chi ha più voti (51% o più) ha meno seggi. Una follia. 

Ma non basta: prendiamo una coalizione con un partitone al 20% e cinque partitini al 4% ciascuno. Totale: 40%, con premio al primo turno. Siccome nessuno dei partitini alleati supera il 4,5%, il partito del 20% incamera il 55% dei seggi. E governa da solo, confiscando il potere legislativo, che di fatto coincide con l’esecutivo a colpi di decreti e fiducie.