Si scrive "Agrivillage", si legge ennesimo moloch paracadutato sul territorio in maniera completamente avulsa da qualsiasi progetto complessivo di sviluppo della città.
E soprattutto dalla nostra idea di città.
Accompagnato dalla semplicistica motivazione dell'incremento occupazionale (quanti posti di lavoro farà perdere altrove?), dal trendy eno-bio-agro-food (le specificità enogastronomiche sono tali se ricercate dove si producono, non dove si concentrano) e dalla sostenibilità economica basata sull'ennesimo atto di fede (BreBeMi docet) che questa città non può più permettersi.
Chi ci guadagna? Di certo, senza neppure aver costruito, chi si vedrà trasformare il terreno da industriale a commerciale. Chi ci perde? Il solito Pantalone.
E non ditemi che siamo sempre quelli del NO. Progettiamo prima insieme l'Asti futura e i SI fioccheranno sui progetti che ci si incastonano.
Clemente Elis Aceto
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