lunedì 30 maggio 2016

Un "buco in Piazza Alfieri" o l'ennesimo "buco nell'acqua"?


Asti Possibile, partito che fa capo all'Onorevole Pippo Civati, esprime la propria preoccupazione per il serio rischio che Asti perda una ennesima e interessante opportunità: si tratta di un progetto che individua nella nostra città, più precisamente nei locali dell'Enofila, la sede adatta alla collocazione della base logistica permanente per il Basso Piemonte di una consistente iniziativa finalizzata alla produzione cinematografica italiana e internazionale.

Riteniamo che un progetto di questo tipo rispetti tutti i requisiti necessari alla richiesta di fondi europei e abbia ottime probabilità di essere approvato. Per questo sarebbe necessario procedere quanto prima a sottoporre l'iniziativa progettuale all'Assessore Regionale competente e a Film Commission Piemonte, la Fondazione che ha come scopo la promozione della Regione Piemonte come location e luogo di lavoro d’eccellenza per la produzione cinematografica e televisiva.

Si pensi alle innumerevoli ricadute positive di un simile insediamento cittadino: il pieno riutilizzo di un edificio di difficile riconversione, i nuovi posti di lavoro degli addetti e il relativo indotto. Comporterebbe l'evoluzione in applicazioni di alte tecnologie specialistiche in loco, la creazione di archivi fotografici, attualmente inesistenti, del nostro patrimonio naturalistico e paesaggistico, dei nostri beni artistici e architettonici, ecc...

L'Amministrazione di Asti, ad oggi, ha aderito solamente a parole a tale ipotesi; ipotesi che convoglierebbe sul nostro territorio circa 8 milioni di euro di finanziamenti prevalentemente europei e  regionali, a fronte di una propria compartecipazione del solo 16% circa. Seri professionisti competenti hanno curato l'elaborazione tecnica del progetto che è già stata effettuata, ma giace inutilizzata nei cassetti ormai da troppi mesi e finirà con l'essere sprecata per l'inerzia del Comune, che sembrerebbe non più interessato a concretizzare l'iniziativa.

Dopo una lunga serie di occasioni perse o non sfruttate a dovere, di cui le più clamorose e recenti sono state le Olimpiadi invernali di Torino e l'Expo di Milano, molto perplessi e contrariati ci chiediamo perché mai non cogliere la possibilità di questo prezioso investimento che vede alla base un'idea diversa e nuova di città, nonché di moderno e alternativo sviluppo economico locale. Non cogliere questa opportunità, più che un "buco in Piazza Alfieri", rischia di farci fare l'ennesimo "buco nell'acqua".

Asti Possibile
I Portavoce Caterina Federico e Luigi Sposato
Il Consigliere comunale Clemente Elis Aceto

venerdì 27 maggio 2016

Dove non arriva la politica interviene la piccola imprenditoria


Ieri sera in Consiglio comunale abbiamo approvato un piano di recupero di un tratto di Corso Alessandria. Al posto di case disabitate e fatiscenti, accanto al distributore fronte Cinelandia, sarà realizzato un punto di somministrazione della catena "Old Wild West".

Non sono ideologicamente contrario a interventi di questo tipo e ho votato a favore anche se la pratica non mi entusiasmava: ho cercato di guardare ai lati positivi dell'intervento come al recupero di una zona degradata, ai posti lavoro che si potrebbero creare (ammesso che non se ne perdano altrove), al nuovo parcheggio "di sfogo" nei momenti di affollamento del multisala antistante, agli investimenti sul territorio come nuova linfa vitale (anche se magari per pochi), ecc…

Ciò nonostante ho tentato di impegnare il Consiglio comunale nel seguente ragionamento.

Ci occupiamo di produzione locale, tipicità e specificità locali a targhe alterne: solo quando comportano la realizzazione di Disneyland del cibo e del cemento come accade per esempio per l’Agrivillage.
Quando si tratta di trovare impiego per una zona degradata di ingresso alla città, che potrebbe essere vetrina di questa tipologia di prodotti, allora rinunciamo a far politica e accettiamo tutto ciò che l’imprenditoria ci cala dall’alto, in nome dell’occupazione e dello sviluppo locale imposto, alla stregua di un “ce lo chiede l’Europa" locale.

Voi mi direte che non ci possiamo fare nulla, che è l’imprenditore a proporre dove, quanto e come investire. Io vi rispondo che è la politica a dover tentare di indirizzare anche lo sviluppo imprenditoriale di una città.

A me personalmente piacerebbe fosse avvenuto, da parte dell'Amministrazione, almeno il tentativo di condizionare un nuovo (aggiuntivo) insediamento di somministrazione in maniera tale che sottendesse un'idea nuova e diversa sia di città che di sviluppo imprenditoriale.
Durante la trattazione della pratica in Commissione urbanistica e ieri sera in Consiglio comunale questo non è risultato e per questo esprimo il mio profondo rammarico.

Fortunatamente dove non arriva la politica, più propensa a volgere attenzioni verso investitori di un certo rango, interviene la piccola-piccolissima imprenditoria, troppo spesso anche vessata, ma vera spina dorsale del nostro Paese.

Volete un esempio (almeno nelle intenzioni)? Eccolo.