sabato 18 giugno 2016

Nè si, nè no


E’ il dramma che caratterizza da ormai quattro anni il Sindaco Brignolo e la sua Giunta; il “non decidere” che ha fatto fuggire dall’amministrazione l’ex Sindaco Bianchino che, a differenza di Brignolo, è sempre stato uomo del si o del no. L’attuale Sindaco, al contrario, moderno “Fra Tentenna”, ha caratterizzato la sua amministrazione più che sul fare o non fare, sul non decidere mai, sul non prendere posizione, sul dire e non dire, sul non contentare ma anche sul provare timidamente ad accontentare. Sindaco Brignolo e la sua Giunta? “Cinquanta sfumature di grigio”, per parafrasare un noto best – seller e film.

E così, per la serie “a volte ritornano”, ecco che in una giornata di quasi estate, caratterizzata più dal grigio che dal sole splendente sulla nostra città, si riaffaccia l’ipotesi per Asti dell’Agrivillage. L’operazione urbanistico/commerciale è in ballo da circa due mandati consiliari e, quando pareva fosse ormai archiviata, si scopre che, per non scontentare i proponenti, la Giunta si è inventata la procedura della “Conferenza dei Servizi” al fine di “sbolognare” la patata bollente alla Regione. Naturalmente questo passaggio è avvenuto ad aprile, nell’assoluto silenzio secondo lo stile Brignolo, con un atto amministrativo del quale nessuno e men che meno il Consiglio Comunale, sapeva niente. Riprende pertanto la sarabanda del “tutto e il suo contrario” ovvero la Giunta è contraria a nuovi mega insediamenti commerciali ma l’Agrivillage si caratterizza come una valorizzazione del piccolo commercio, collegato alla filiera agricola locale e rivolto ad una utenza esterna alla città: dopo l’EXPO a Milano potrebbe essere la volta della Val Rilate! In questo senso sarebbero ben 40 gli operatori locali (ma chi sono?) disposti ad impegnarsi nell’occupazione degli spazi espositivi e di vendita nella erigenda nuova struttura.

In attesa di avere dal Sindaco e dalla Giunta i chiarimenti necessari relativi alla rinascita dell’operazione, non possiamo che continuare ad esprimere le riserve del passato: il centro storico di Asti sta morendo dal punto di vista commerciale e andrebbe rivitalizzato con iniziative capaci di coniugare commercio, vivibilità, ambiente e cultura; per questa ragione Asti non ha bisogno di mega interventi commerciali che impegnano vaste aree territoriali periferiche, consumando suolo, ma ha bisogno di uno stop all’iper commercio e ha bisogno della valorizzazione dell’esistente (vedi Enofila e vedi manifestazioni).

Occorre poi un vasto impegno volto al rilancio e al miglioramento delle periferie della città; tema che, pur essendo al centro del dibattito nel nostro Paese e in Europa, non pare sfiorare la nostra Amministrazione. In ogni caso, ad un anno dalle elezioni, il Sindaco assuma finalmente una decisione: non tenga “in ballo” gli operatori proponenti! Decida se sarà si o no all’Agrivillage e rivendichi la propria decisione assumendone tutte le responsabilità politico-amministrative.

La nostra speranza nel caso decidesse comunque di procedere alla sua realizzazione , è quella  che si preservi il territorio vergine e si utilizzi un’area già urbanizzata e da recuperare come ad esempio gli ex capannoni produttivi sull'asse di Corso Alessandria.

giovedì 9 giugno 2016

La frase più pericolosa in assoluto è "abbiamo sempre fatto così"

La Stampa del 09-06-2016
Prendo atto delle risposte dell'Amministrazione. Poche e poco esaustive, per la verità, rispetto ai 10 precisi quesiti posti con la mia interpellanza. Mi preme aggiungere alcune considerazioni a seguito della risposta: 1) ritengo opportuno che Sindaco e Presidente dell'Ordine dei Medici Veterinari si parlino finalmente in veste ufficiale per chiarire le rispettive posizioni, proprio come il regolamento del Palio prevede debba obbligatoriamente avvenire 2) ribadisco al Sindaco la necessità, nella sua scelta, di supportare gli sforzi del nuovo direttivo dell'Ordine dei Medici Veterinari per il ripristino del suo corretto funzionamento. Direttivo seguìto, lo ricordiamo, al primo commissariamento di un Ordine dei Medici Veterinari in assoluto in tutta Italia ad opera del Ministero della Salute 3) la Commissione veterinaria del Palio, poichè organo meramente TECNICO, può essere variata in tutta tranquillità senza che la manifestazione risenta di alcun disagio. Considerato che si cambiano attori quali Capitano, Mossiere e Presidente della Commissione Tecnica, mi domando se non sia opportuna una vera ulteriore rottamazione 4) approfondirò la questione del regolamento veterinario non votato dal Consiglio del Palio perchè, a intuito, qualcosa non torna 5) a parte la crescente sensibilità al benessere animale e alle criticità legate all'immagine della Città veicolata attraverso gli accadimenti durante la Corsa del Palio, la necessità di una revisione del regolamento veterinario è avvalorata dai recenti sviluppi degli avvenimenti del 2014 (21 indagati e la contestazione di «Maltrattamento di animali mediante sostanze dopanti»)

lunedì 30 maggio 2016

Un "buco in Piazza Alfieri" o l'ennesimo "buco nell'acqua"?


Asti Possibile, partito che fa capo all'Onorevole Pippo Civati, esprime la propria preoccupazione per il serio rischio che Asti perda una ennesima e interessante opportunità: si tratta di un progetto che individua nella nostra città, più precisamente nei locali dell'Enofila, la sede adatta alla collocazione della base logistica permanente per il Basso Piemonte di una consistente iniziativa finalizzata alla produzione cinematografica italiana e internazionale.

Riteniamo che un progetto di questo tipo rispetti tutti i requisiti necessari alla richiesta di fondi europei e abbia ottime probabilità di essere approvato. Per questo sarebbe necessario procedere quanto prima a sottoporre l'iniziativa progettuale all'Assessore Regionale competente e a Film Commission Piemonte, la Fondazione che ha come scopo la promozione della Regione Piemonte come location e luogo di lavoro d’eccellenza per la produzione cinematografica e televisiva.

Si pensi alle innumerevoli ricadute positive di un simile insediamento cittadino: il pieno riutilizzo di un edificio di difficile riconversione, i nuovi posti di lavoro degli addetti e il relativo indotto. Comporterebbe l'evoluzione in applicazioni di alte tecnologie specialistiche in loco, la creazione di archivi fotografici, attualmente inesistenti, del nostro patrimonio naturalistico e paesaggistico, dei nostri beni artistici e architettonici, ecc...

L'Amministrazione di Asti, ad oggi, ha aderito solamente a parole a tale ipotesi; ipotesi che convoglierebbe sul nostro territorio circa 8 milioni di euro di finanziamenti prevalentemente europei e  regionali, a fronte di una propria compartecipazione del solo 16% circa. Seri professionisti competenti hanno curato l'elaborazione tecnica del progetto che è già stata effettuata, ma giace inutilizzata nei cassetti ormai da troppi mesi e finirà con l'essere sprecata per l'inerzia del Comune, che sembrerebbe non più interessato a concretizzare l'iniziativa.

Dopo una lunga serie di occasioni perse o non sfruttate a dovere, di cui le più clamorose e recenti sono state le Olimpiadi invernali di Torino e l'Expo di Milano, molto perplessi e contrariati ci chiediamo perché mai non cogliere la possibilità di questo prezioso investimento che vede alla base un'idea diversa e nuova di città, nonché di moderno e alternativo sviluppo economico locale. Non cogliere questa opportunità, più che un "buco in Piazza Alfieri", rischia di farci fare l'ennesimo "buco nell'acqua".

Asti Possibile
I Portavoce Caterina Federico e Luigi Sposato
Il Consigliere comunale Clemente Elis Aceto

venerdì 27 maggio 2016

Dove non arriva la politica interviene la piccola imprenditoria


Ieri sera in Consiglio comunale abbiamo approvato un piano di recupero di un tratto di Corso Alessandria. Al posto di case disabitate e fatiscenti, accanto al distributore fronte Cinelandia, sarà realizzato un punto di somministrazione della catena "Old Wild West".

Non sono ideologicamente contrario a interventi di questo tipo e ho votato a favore anche se la pratica non mi entusiasmava: ho cercato di guardare ai lati positivi dell'intervento come al recupero di una zona degradata, ai posti lavoro che si potrebbero creare (ammesso che non se ne perdano altrove), al nuovo parcheggio "di sfogo" nei momenti di affollamento del multisala antistante, agli investimenti sul territorio come nuova linfa vitale (anche se magari per pochi), ecc…

Ciò nonostante ho tentato di impegnare il Consiglio comunale nel seguente ragionamento.

Ci occupiamo di produzione locale, tipicità e specificità locali a targhe alterne: solo quando comportano la realizzazione di Disneyland del cibo e del cemento come accade per esempio per l’Agrivillage.
Quando si tratta di trovare impiego per una zona degradata di ingresso alla città, che potrebbe essere vetrina di questa tipologia di prodotti, allora rinunciamo a far politica e accettiamo tutto ciò che l’imprenditoria ci cala dall’alto, in nome dell’occupazione e dello sviluppo locale imposto, alla stregua di un “ce lo chiede l’Europa" locale.

Voi mi direte che non ci possiamo fare nulla, che è l’imprenditore a proporre dove, quanto e come investire. Io vi rispondo che è la politica a dover tentare di indirizzare anche lo sviluppo imprenditoriale di una città.

A me personalmente piacerebbe fosse avvenuto, da parte dell'Amministrazione, almeno il tentativo di condizionare un nuovo (aggiuntivo) insediamento di somministrazione in maniera tale che sottendesse un'idea nuova e diversa sia di città che di sviluppo imprenditoriale.
Durante la trattazione della pratica in Commissione urbanistica e ieri sera in Consiglio comunale questo non è risultato e per questo esprimo il mio profondo rammarico.

Fortunatamente dove non arriva la politica, più propensa a volgere attenzioni verso investitori di un certo rango, interviene la piccola-piccolissima imprenditoria, troppo spesso anche vessata, ma vera spina dorsale del nostro Paese.

Volete un esempio (almeno nelle intenzioni)? Eccolo.

lunedì 18 aprile 2016

Un Paese rassegnato al #ciaone


Sono davvero preoccupato: l'esito della consultazione referendaria in termini di votanti, unito alle impressioni che mi sono fatto durante i banchetti di divulgazione delle ragioni del SI, disegnano una città e un Paese rassegnati al punto da non considerare neppure più utile esprimere la propria opinione e mi domando cosa accadrà quando la percentuale dei votanti a consultazioni politiche scenderà ben sotto il 50%.

Ulteriore inquietudine genera in me la derisione, persino da parte di alcuni rappresentanti dei cittadini, degli elettori che si sono recati a votare adempiendo a un loro diritto e un loro dovere sancito dalla Costituzione.

Trovo che il livello politico di discussione sia troppo basso, quasi rasentante il tifo da stadio. Questo è un pericolo, a mio giudizio, per la democrazia.

Bisogna tentare di riavvicinare i cittadini alle istituzioni e agli strumenti di democrazia, tentare di ricreare in loro l'interesse verso la gestione della cosa pubblica altrimenti le istituzioni attueranno inevitabilmente scelte che non rappresentano i cittadini.