venerdì 6 marzo 2015

Ad Asti "SI deLIBERA L'AMORE"!


Milano, Napoli, Genova, Pisa, Perugia, Reggio Emilia, Alessandria, Bagheria, Niscemi, Palermo, Siracusa, Roma, Bari, Cagliari, Barletta, Ivrea, Voghera, Rivoli, Foligno, Arcore, Taormina, Monza, L’Aquila, Buccinasco, Viareggio, Cogoleto, Scandicci, Spello, Rimini, Campello sul Clitunno, Celle Ligure, Calamandrana e potrei continuare così per qualche altro centinaio di comuni più o meno grandi che hanno già istituito il Registro delle Unioni Civili. Si dice che un lungo cammino inizia sempre da un piccolo passo ma finalmente le gambe, come avete potuto sentire, stanno diventando molte.

I muri che ostacolano i cambiamenti di civiltà sono sempre costituiti da piccoli mattoncini e Asti, questa sera, deve fare la sua parte e togliere il suo. E’ fresca la discussione sul bilancio e sull’impossibilità di fronteggiare bisogni con la contemporanea riduzione di risorse dallo Stato centrale. Noi amministratori locali lo proviamo sulla nostra pelle: sappiamo bene che dovrebbe essere il Parlamento a seguire i bisogni e le necessità dei cittadini mentre accade sempre più spesso che siano i cittadini (e le istituzioni ad essi più vicine) a dover far fronte alle nuove (e a volte anche alle vecchie) esigenze. E’ allora anche grazie alla spinta dei singoli Comuni elencati a cui stasera vorremmo accodarci se, proprio in questi giorni, è in discussione in commissione Giustizia del Senato una proposta di legge per giungere al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Proposta che allora oggi più che mai dobbiamo sostenere onde evitare che si blocchi a pochi metri da un traguardo storico.

Il nostro parlamento è infatti da oltre 10 anni che ha intavolato la discussione (ma i primi disegni di legge in proposito furono presentati già nel 1986) ed è l'unico tra quelli fortemente sviluppati dell'Europa continentale a non aver dotato il Paese di una legge che riconosca stessi diritti per tutte le coppie, una legge che dia dignità ad una forma di unione affettiva che ha già ricevuto il pieno riconoscimento della società civile ed attende solo il riconoscimento istituzionale. Poichè siamo NOI gli Amministratori maggiormente a contatto con questa società civile e siamo Amministratori di una comunità intera, non di una parte di essa, abbiamo il dovere non solo di sollecitare il livello nazionale, ma anche e soprattutto di rendere NOI concretamente Asti una città civile e dobbiamo farlo mettendo nero su bianco l'eliminazione delle discriminazioni e diseguaglianze riguardanti le coppie legate da vincolo affettivo.

È proprio sulla scia del motto repubblicano francese "libertè, egalitè, fraternitè", che lo scorso Consiglio abbiamo messo nero su bianco, all'interno del regolamento comunale, il principio della fraternità. Oggi vorremmo parlare anche dei principi di libertà ed uguaglianza: la libertà secondo cui ognuno di noi può decidere come rendere pubblico il proprio status personale e l’uguaglianza perchè non parliamo di diritti speciali per qualcuno, ma degli stessi diritti per tutti.

Ciò che vorremmo fare oggi è quindi rendere più evidente sia dal punto di vista simbolico che pratico, un atto, un'iniziativa amministrativa che abbiamo fortemente voluto e che serve sostanzialmente a parificare, almeno sotto il profilo dei rapporti e servizi offerti dal Comune di Asti, le coppie di fatto non sposate legate da vincolo affettivo.

Qualcuno in buona fede potrebbe chiedersi: è compito nostro? Serve? A chi e a quanti serve? Oppure è il classico provvedimento che fa chic e non impegna? Cercherò di rispondere ad alcune di queste domande.

È compito nostro?

Una moltitudine di organi e testi giuridici e non hanno più volte espresso giudizi favorevoli al riconoscimento delle coppie di fatto: lo hanno fatto la Costituzione (art.2), la Corte Costituzionale, la Corte di Cassazione, il Parlamento europeo, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art.1), la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. Premesso ciò, la creazione di un nuovo status personale è però certo spettare al legislatore statale così come riconosciuto in una sentenza della Corte Costituzionale. Nonostante ciò è riconosciuta al Comune la possibilità di operare in materia per le finalità ad esso assegnate dall'ordinamento; Il Comune di Asti, anche alla luce del Decreto Legislativo n. 267/2000, ha pieno titolo ad operare, nell'ambito delle proprie competenze, per promuovere pari opportunità per le unioni di fatto, favorendone l'integrazione sociale e prevenendo forme di disagio e diseguaglianza di trattamento, con particolare riferimento alle persone anziane e alle forme di discriminazione fondate sull'orientamento sessuale; Questo non lo dice il Consigliere Aceto: lo dice già oggi la legge e la giurisprudenza.

Serve?

Per garantire all'istituzione del Registro delle Unioni Civili una valenza pratica, alla sua approvazione dovrà contestualmente sommarsi la cura delle redazioni degli atti comunali futuri e il controllo ed eventuale ammodernamento dei regolamenti attualmente vigenti.  Sotto questo profilo ci risulta che il Comune di Asti abbia già eseguito spontaneamente, tramite Assessorati e Uffici e anche grazie a questa nostra iniziativa, un attento lavoro di controllo di atti e regolamenti comunali riscontrando misure soddisfacenti di prevenzione di ogni forma di discriminazione per le famiglie anagrafiche. Chiediamo che questo lavoro, da ora in avanti, riguardi anche le coppie di fatto e mettere nero su bianco questa richiesta serve a rendere un diritto realmente riconosciuto ciò che invece oggi è affidato semplicemente all'attuale buonsenso di alcuni.

A chi serve?

Spesso quando parliamo di Unioni di fatto il pensiero di molti, a dimostrazione dell’immaturità della società in cui viviamo, corre subito all’unione tra due persone dello stesso sesso. Ricordiamoci che questo è un provvedimento che non riguarda solo “la comunità LGBT” (che è un termine che personalmente odio perché intrinsecamente contiene un fattore di discriminazione). Ne beneficeranno bensì tutti i maggiorenni, di sesso diverso o dello stesso sesso, legati da vincolo affettivo, coabitanti ed aventi dimora abituale nel Comune di Asti.

Se avete notato fino ad ora non ho mai parlato di famiglia e invito anche voi a non farlo poiché quello di cui stiamo disquisendo nulla ha a che vedere con l’oggetto dell’articolo 29 della Carta Costituzionale né con l’ambito religioso che ancora qualcuno si ostina ad utilizzare strumentalmente per giustificare in realtà la propria omofobia. Vi prego di rimanere concentrati sul reale oggetto di discussione che sono i diritti, i diritti come reale affermazione di uno stato laico che nulla vuol sottrarre al credo religioso e a convenzioni da tempo radicate nella nostra società.

Istituire ad Asti il Registro delle unioni civili consentirà infatti di andare oltre i diritti del singolo cittadino, riconoscendo alla coppia, soprattutto a quella che oggi non avrebbe alcuna maniera e possibilità di esprimere il proprio status, quel vincolo affettivo che, al pari delle altre forme legittimate di unioni, rafforza il valore di essere e sentirsi parte della comunità astigiana.

Con l’intento di celare una contrarietà ideologica di fondo argomentandola con valutazioni numeriche e insinuando il dubbio della demagogia da parte di chi è invece favorevole, qualcuno potrebbe essere tentato di distogliere l’attenzione dall’importanza del gesto politico. E potrebbe farlo disquisendo, per esempio, su quanto questo strumento amministrativo sia usato là dove è già stato adottato. Ebbene vi prego di non cadere in tentazione perché siamo perfettamente coscienti che i numeri non saranno grandi, semplicemente perché grandi non sono i benefici che ne derivano essendo molto limitati gli ambiti di applicazione a livello comunale. Quand'anche però dovessimo garantire, col nostro provvedimento, i diritti, la dignità e il fondamentale riconoscimento del vincolo affettivo anche solo ad una singola coppia in tutto l’astigiano, ebbene io mi sentirei enormemente orgoglioso e onorato di averlo permesso e, ove possibile, di averlo fatto assieme a voi.

Vorremmo oggi contribuire a un'Italia unita nei diritti civili e speriamo, se possibile, che lo sia in futuro anche per quelli politici. Saremo una società realmente civile quando, anziché incontrarci per dibattere di accettazione e arginamento delle diversità, ci ritroveremo semplicemente per prendere atto e recepire le naturali uguaglianze.

giovedì 5 marzo 2015

Presentazione ODG sul Bilancio Previsionale 2015


Apro la presentazione dell’ODG con un ringraziamento all’ex Assessore al Bilancio Bianchino, alla Giunta e agli Uffici per l’impegno profuso nella redazione di un bilancio previsionale 2015 entro quello che dovrebbe essere il suo naturale termine anziché entro la metà dell'anno. Tutta l’Amministrazione e la maggioranza devono sentirsi orgogliose di questo risultato: probabilmente sarebbe stato politicamente più comodo e vantaggioso procedere fino ai termini consentiti dalla legge in regime provvisorio (in dodicesimi) per poter disporre di maggior risorse almeno nei primi mesi dell’anno ma RESPONSABILMENTE si è fatta una scelta a nostro avviso più ortodossa.

Nel limite dell’incertezza normativa dovuta alla redazione del previsionale quando ancora non era stata approvata la legge di stabilità 2015, nel limite dell’incertezza (e con la consapevolezza della sicura riduzione) di quelli che saranno i trasferimenti definitivi da Stato e Regione, nel limite dell’incertezza dei trasferimenti della Fondazione C.R. Asti in seguito alla variazione della loro tassazione, nel limite della straordinarietà del periodo socio-economico in cui viviamo, è stato comunque chiuso e approvato un bilancio che ha giustamente costretto l’intera Maggioranza e l’intero Consiglio Comunale a fare delle riflessioni soprattutto per le ripercussioni dei conti approvati su alcuni settori per noi politicamente strategici come il sociale, l’istruzione e la cultura sui quali, lo ricordiamo, si è abbattuta una parte della scure della diminuzione di 6,4 mln di euro di risorse correnti rispetto al consolidato 2014.

Se le ristrettezze economiche hanno sicuramente enormi difetti, oltre a stimolare necessariamente le idee, come dice l'Assessore Cotto, hanno anche il piccolo merito di aver costretto TUTTI ad addentrarsi, in maniera ulteriormente approfondita, nei meandri del bilancio comunale.

Collegialmente e nel rispetto delle sensibilità di tutti i gruppi di maggioranza l'Amministrazione è giunta alla sintesi approvata, comprensiva degli emendamenti accolti con favore e di cui ringraziamo la minoranza. Devo sinceramente e francamente affermare che non può essere una soluzione che entusiasma particolarmente ciascuno di noi a causa della coperta troppo corta e piena di buchi che qualcuno evocava. Nonostante ciò abbiamo dotato nei tempi corretti la macchina comunale di uno strumento finanziario su cui basare il proprio lavoro compatibilmente con le risorse disponibili. Considerata l’attuale carenza di risorse disponibili, l’approvazione della previsione 2015 non può assolutamente essere considerato un punto di arrivo per lo strumento finanziario che regola la macchina Comunale, ma un punto di partenza: tale strumento necessiterà di un continuo MONITORAGGIO durante il corso dell’anno e di una tempestiva RIMODULAZIONE all’estinzione delle incertezze pocanzi elencate o al reperimento di risorse aggiuntive.

Risorse aggiuntive che potrebbero derivare anche dal recepimento di importanti contributi della minoranza come l’istituzione di una apposita commissione sulla gestione ASP, l’ottimizzazione del trattamento rifiuti e la realizzazione di campagne di informazione sulla raccolta differenziata, la bollettazione di acqua e rifiuti ai campi nomadi, ecc...

Vorremmo quindi che non fosse travisato lo scopo con il quale viene presentato questo ODG che non può e non deve fungere, passatemi l’espressione, da “foglia di fico” rispetto alle criticità di questo bilancio di cui siamo perfettamente consapevoli, ma è presentato con lo scopo di investire la Giunta di ulteriore responsabilità tracciandogli anche la strada da seguire, non tra un mese ma già da domani, per tentare di recuperare quelle risorse che nostro malgrado mancano, così come del resto la stessa minoranza in consiglio ha evidenziato, da indirizzare prioritariamente ai settori Cultura, Istruzione e Servizi Sociali. 

Di povertà e diseguaglianza socio-culturale oggi non parla più nessuno. Forse perché non fanno marketing, non fanno moda, non entrano nella testa della gente. Averne parlato per molte serate ci rende merito e tentare di aggredirle ulteriormente, anche grazie all’ausilio di questo ODG, vuol dire cercare di preservare quella coesione sociale di cui ha palato l’Assessore Parodi e in questa situazione emergenziale non è solo una scelta politica prioritaria, ma fondamentale e coraggiosa.

Esorto quindi la Maggioranza, una volta approvato l’ODG e se si rendesse necessario, a usare ulteriore coraggio per l'immediato futuro quando si tratterà di effettuare le NOSTRE ulteriori scelte politiche di centro-sinistra con le variazioni di bilancio.

Una cosa mi ha personalmente colpito negli scorsi mesi: dalle commissioni consiliari a cui ho partecipato (propedeutiche alle serate sul bilancio), mai mi sarei aspettato di ricavarne, oltre ad un accrescimento sotto il profilo tecni-culturale-conoscitivo, anche un accrescimento sotto il profilo umano: la partecipazione e il coinvolgimento, anche emotivo, di Assessori, Dirigenti e dipendenti comunali sono sintomo delle criticità con cui dobbiamo confrontarci. In questo senso la mia solidarietà e vicinanza va anche quindi a dirigenti e impiegati comunali che devono operare in questo stato di cose e rivolgo a tutti (maggioranza, minoranza, dirigenti e dipendenti) una mia (non politica ma) personale richiesta di RESPONSABILITA’, responsabilità che noi Consiglieri possiamo usare stasera, indipendentemente dall’appartenenza politica, per approvare unanimemente questo ODG.

venerdì 23 gennaio 2015

Io non c'entrodestra


Il Pd, i cui principi ho sposato in maniera entusiastica qualche anno fa, non è più la stessa cosa.
Considerato il mio breve percorso politico non posso certamente affermare che prima fosse migliore: probabilmente aveva grossi limiti ma appariva ai miei occhi quantomeno perfettibile e per quello scopo mi ero messo a disposizione.
Il "cambiaverso" mi ha invece regalato esperienze dirette poco edificanti come il congresso del 2013 e un passaggio di sola andata da osteggiatore del Berlusconismo a sostanziale "alleato" di Brunetta e Verdini.
I dubbi son cresciuti esponenzialmente con il filotto di cumuli di cariche, politicamente e statutariamente discutili, dei massimi rappresentanti politico-istituzionali del Pd locale e nazionale.
Speravo si trattasse di una fase transitoria, invece le primarie liguri generano in me l'ulteriore dubbio di una deriva verticistica che basa le sue fondamenta su un vero e proprio "sistema" anziché sulle normali dinamiche democratiche di un Partito.
In questo senso il netto calo di tesseramento del Pd locale non può che essere un tassello del mosaico del "sistema" che speriamo non viri pericolosamente verso un Nazareno locale i cui effetti collaterali potrebbero riconsegnare, magari anche con l'ausilio di una deprecabile "manina", persino l'amministrazione della città al centrodestra attualmente stranamente quiescente.
Il senso di responsabilità prevale, ma esiste nel Pd una questione morale grossa come una casa e non volerla affrontare, anche a livello locale, potrebbe condurmi a non poter proprio più giocare nella stessa squadra.

P.S. "La Nuova Provincia" di oggi 23/01/2015 riporta in calce un grosso errore: NON sono assolutamente di area renziana.

giovedì 18 dicembre 2014

Diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività


I miei ringraziamenti vanno a tutti coloro i quali sono intervenuti in Consiglio Comunale e hanno portato importanti contributi. Ringrazio i promotori della raccolta firme, chi organizza dibattiti pubblici e tutti quelli che cercano di sensibilizzare i cittadini sull'argomento. Esorto anche i cittadini stessi a continuare ad informarsi sulla vicenda.

Dirò la mia conscio di quanto il tema sia delicato e di quanto sia importante in questo momento un’azione congiunta di tutte le forze territoriali: politiche, poichè la Sanità non è né di destra, né di sinistra, tecniche, di chi tutti i giorni lavora dentro o a contatto della struttura ospedaliera, sociali e di partecipazione dei cittadini. Insomma il futuro della nostra Sanità, attenendo ai diritti fondamentali di tutti gli individui, è un problema di tutti nonostante debbano giustamente essere gli amministratori a farsi carico di portarlo nelle opportune sedi e battersi per le istanze locali.

Scrivevo qualche tempo fa che è nei momenti di crisi come quello in cui viviamo che bisogna porre maggiore attenzione e puntare i riflettori sui bisogni primari delle persone:

la disponibilità degli alimenti per ovvi motivi
il lavoro che garantisce la dignità umana
l’istruzione che garantisce il progredire della società
la salute di cui oggi stiamo parlando e che quindi merita a maggior ragione ulteriore attenzione

Proprio a riguardo della salute locale, l’ultimo forte "attacco" di livello regionale che io ricordi risale a 3 anni fa sotto la Giunta Cota: si parlava allora di diminuzione a livello provinciale delle ambulanze medicalizzate e si aveva già il sentore che l’ospedale della Valle Belbo, nato dalla responsabilità messa in campo dai territori di Nizza e Canelli finalizzata alla creazione di un’unica struttura per razionalizzare la spesa sanitaria locale, non avrebbe in realtà mai visto la luce.
Questo ci dovrebbe far riflettere sul fatto che la situazione odierna probabilmente arriva da lontano, non nasce semplicemente con l’ultima Delibera della Giunta Regionale.

L’impressione e l’amarezza di fondo è che ogni volta che si ritorna a parlare di sanità piemontese a questo seguano decisioni episodiche senza che alla base ci sia un progetto complessivo e condiviso che evidentemente deve essere stilato non con l’utilizzo delle sole forbici e calcolatrice al fine di realizzare tagli lineari, senza criterio e senza un'analisi costi/benefici, ma con il supporto di motivazioni tecniche, di valorizzazione delle eccellenze, di un'individuazione delle realtà virtuose come la nostra, delle specificità e delle esigenze territoriali.

Dovremmo quindi essere qui a dibattere sulla costruzione di questo progetto complessivo e condiviso e invece oggi ci troviamo a ragionare sulle conseguenze che la politica socio-sanitaria dell’attuale Giunta Regionale provocheranno in tutto il Piemonte. Fatto che ci vede, allo stato attuale, di fatto spettatori di qualcosa calato dall'alto e non certo attori del cambiamento.

Ciò che mi preme quindi affermare con forza e convinzione è che non è centralizzando le decisioni che si aumentano le responsabilità e si realizzano economie ma è responsabilizzando ogni livello del sistema che è possibile riorganizzare la sanità e garantire comunque i servizi e la tutela della salute dei cittadini così come sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione.

Sinceramente non sono in grado di valutare a fondo la questione, ma è di molti la sensazione che l’attuale riorganizzazione sia la riproposizione di una suddivisione in quadranti in cui, confidando nel potere risolutorio di una enorme Città della Salute, è prevalentemente il territorio torinese a trarre i maggiori benefici. Questo mi preoccupa perché, se così fosse, un ragionamento torinocentrico rischierebbe di assorbire tutte le già insufficienti risorse e le scarse energie della sanità piemontese a scapito delle articolazioni periferiche atrofizzate, condannate a gravitare sui centri di Torino-Alessandria-Cuneo-Novara con il timore che possano diventare sempre più congestionati e inefficienti.

Questo presunto piano torinocentrico o comunque la predilezione che la legge intrinsecamente prevede per altri territori rispetto al nostro, senza una preventiva valutazione oggettiva circa il funzionamento delle strutture attuali, comporterebbe di fatto un declassamento insopportabile per la nostra struttura ospedaliera: in ultima analisi, le pesanti ripercussioni sui cittadini sia a livello logistico che di garanzia del malato, anche in situazioni in cui è importante preservare la sua dignità (penso al fine vita), non solo rendono questo piano NON emendabile, ma semplicemente inaccoglibile!

Oltre a un progetto di razionalizzazione complessivo e condiviso, altre sono le economie possibili da esplorare: siamo ad esempio sicuri che nel settore amministrativo regionale complessivo non ci sia ancora da rivedere e ridimensionare? I centri di costo, poi, non possono paradossalmente rivelarsi diseconomici e peggiorare la qualità (vedasi  ad es. la compromissione dell’eccellenza alimentare della nostra ASL con i prodotti del territorio a chilometro zero).

Sebbene sia lapalissiano che l’importanza degli effetti della Delibera della Giunta Regionale si debbano valutare prevalentemente sotto il profilo dei servizi sanitari, non dobbiamo però trascurare cosa rappresentano, per il tessuto economico della Provincia di Asti, l’ASL di Asti, l’ospedale “Cardinal Massaia”, le realtà di Canelli e Nizza Monferrato, per le quali vanno previste e rivendicate politicamente almeno adeguate e consistenti contropartite e misure di compensazione territoriale in termini di “strutture sanitarie alternative”, a fronte dell’impossibilità di completare il nuovo ospedale della Valle Belbo.

L’ASL di Asti è diventata ormai la più grande azienda dell’intera Provincia, diffusa capillarmente su tutto il territorio, con oltre 2.000 dipendenti, più gli occupati delle aziende, delle società di servizio collegate e dell’indotto. Deve quindi poter continuare a contribuire in modo consistente e qualificato allo sviluppo economico locale, a maggior ragione nella situazione di crisi attuale, nei seguenti settori:
  • nell’ indotto tradizionale ed evoluto (tecnologia impiantistica, produzione energetica alternativa, ecc.); 
  • nell’ applicazione di alte tecnologie non solo medico-scientifiche, ad es. informatica, HT, ecc.; 
  • nel terziario avanzato scientifico-universitario (corsi di specializzazione, convegni, congressi, ecc.), si tenga presente che il maggior numero di iscritti, la massa critica del polo universitario di Asti è rappresentata dal corso triennale di Scienze Infermieristiche.

Ricordo che uno degli avvenimenti dell’inizio della mia avventura politica, 3 anni fa nel settembre 2011, fu un viaggio in autobus a Torino per manifestare contro pesanti tagli alla Sanità. In quell'occasione l'allora Consigliere Brignolo affermò che a fronte di quella manovra, che a me pare meno impattante di quella attuale, l'allora Sindaco e il Presidente della Provincia di Asti avrebbero dovuto battere i pugni e rovesciare la scrivania del Presidente Regionale Cota.
Ovvio che è bene privilegiare il dialogo politico ma, qualora non si riuscissero a ottenere soddisfacenti garanzie per la salute dei nostri concittadini di cui lui stesso è garante, spero che l’attuale Sindaco e presidente della Provincia di Asti possa, come ultima ratio, tenere in debita considerazione una sorte analoga per la scrivania del Presidente Chiamparino.

lunedì 24 novembre 2014

Proclamiamo una giornata di lutto cittadino per il caso ATC


Un filo sottile lega Asti alla vicina Casale Monferrato: con la prescrizione del caso amianto e il patteggiamento del caso ATC, per ragioni e gravità certamente differenti, le due città piemontesi si trovano a condividere la netta sensazione di aver subito una colossale ingiustizia con scarse, se non nulle, possibilità di porvi rimedio.
Per quanto riguarda il caso astigiano, in particolare, i cittadini si interrogano sull'equa giustizia: vedono lentamente "morire" la convinzione di essere tutti uguali di fronte alla legge e sempre più insistentemente percepiscono differenze di giudizio e trattamento tra il "comune mortale" e il "colletto bianco" spesso impunito, specialmente se protetto da "Santi in Paradiso".
In tempi di crisi è possibile che ognuno di noi, prima o poi, si trovi in difficoltà. In questo senso non dev'essere certamente confortante veder progressivamente "mancare" la tutela e l'attenzione nei confronti delle fasce più deboli della cittadinanza: nei loro confronti, infatti, è stato possibile perpetrare reati subdoli e meschini, protratti nel tempo, con la complicità di controlli quantomeno inadeguati.
Assistiamo inoltre impotenti all'inesorabile "spegnersi" della speranza di vivere in una società meritocratica, in cui ad essere designati a ricoprire le più alte e ben retribuite cariche istituzionali siano i più bravi e onesti.
Si verifica inoltre, giorno dopo giorno, il pericoloso insinuarsi del dubbio che "non ci si guadagni" a comportarsi da bravi e onesti cittadini: lentamente "muore" così il senso civico e di appartenenza a un'unica comunità perchè tanto a pagare è sempre Pantalone.
Fortunatamente il caso ATC, a differenza di quello di Casale, non contempla morti reali ma non per questo è da sottovalutare: dopo aver posto una "pietra tombale" sull'accertamento delle ulteriori possibili responsabilità, favorisce la ben più grave e triste "dipartita", proprio nei cittadini, di tutta una serie di convinzioni e principi che potrebbero minare alla base il progresso e lo sviluppo civile e sereno della nostra città.
Ciò che deve fare il Comune di Asti non può limitarsi al mero aspetto giuridico come avvenuto con la costituzione in parte civile: nonostante la recente concessione di patteggiamento, il Comune ha il dovere civico e morale di continuare a tenere alta l'attenzione sulla vicenda ATC, sicuramente per tentare di recuperare e far investire sul territorio il considerevole maltolto, ma ancor di più per contribuire a ripristinare il corretto rapporto tra cittadini e istituzioni che via, via va deteriorandosi.
Per questo motivo invito il Sindaco, in maniera provocatoria, a proclamare una giornata di lutto cittadino in virtù della "morte" della normale sensazione di giustizia e garanzia che ogni cittadino astigiano dovrebbe, come suo diritto, percepire.