domenica 18 agosto 2013

Maxi scacchiere per presidiare e rivitalizzare piazze e parchi di Asti


Perchè non installare una o più scacchiere giganti in una piazza (es. Piazza Astesano) o in un parco cittadino mutuando il "metodo parco avventura"? Servirebbe a presidiare un parco o rivitalizzare una piazza e probabilmente funzionerebbe anche da attrattiva turistica.

Si potrebbe dare in gestione a qualche associazione di scacchisti (es. Circolo "Sempre Uniti" di Via Pallio) e con un investimento ragionevole di qualche privato il Comune di Asti non dovrebbe neppure finanziare la realizzazione ma solo concedere gli spazi.

E se l'iniziativa dovesse ottenere un buon riscontro perchè non arricchire le manifestazioni del settembre astigiano, magari nella settimana del Palio in cui cavalli, torri, pedoni e alfieri di certo non mancheranno, con una partita a scacchi fatta di figuranti in carne ed ossa (come a Marostica) su una scacchiera temporanea più grande allestita all'interno del catino?

Ecco intanto cosa accade a Torino: http://www.lospiffero.com/cantina/scacco-a-fassino-il-re-finisce-per-strada-12101.html

giovedì 1 agosto 2013

TARES... Questa sconosciuta


L’articolo 14 del decreto legislativo 6 dicembre 2011 numero 201 ha istituito il tributo comunale sui rifiuti e servizi (Tares) che impone ai Comuni un aumento del costo del servizio per singolo cittadino.

L’importo della Tares dovrà essere versato direttamente allo Stato, non al comune di residenza, attraverso l’utilizzo del modello F24.

In tal modo si è aggravata la condizione già disastrata delle casse dei comuni, si è colpito ancora le famiglie, già in crisi, si sono sottratte ulteriori risorse ai comuni e si è finito con l’esporre i Sindaci e le Amministrazioni locali a critiche e lamentele, essendo gli stessi il parafulmine di ogni protesta e recriminazione. È bene precisare che, in merito alla Tares, i Sindaci e le Amministrazioni comunali sono le vittime incolpevoli di un sistema che li costringe ad aumentare la tassa a carico dei cittadini ed, al contempo, a ritrovarsi con sostanziose riduzioni dei trasferimenti statali nelle casse comunali.

Non volendo assolutamente esimerci dai nostri doveri, andava comunque chiarito che non ci stiamo ad essere sempre i terminali della protesta e del malcontento dei cittadini a causa di provvedimenti calati dall’alto.

venerdì 26 luglio 2013

CHI NASCE IN ITALIA È ITALIANO


OTTOBRE 1912: relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione al Congresso Americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti.

"Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali…
…….Si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare.
Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purché le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione."

Ho sempre sostenuto che tutti noi, ancor prima che cittadini Astigiani, Piemontesi o Italiani, siamo cittadini del mondo ma evidentemente noi italiani abbiamo la memoria corta perché non mi capacito di come, un Paese come il nostro che ha subito tali e tante vessazioni e discriminazioni a scapito dei suoi migranti, possa stare oltremodo a discutere sull’opportunità, non tanto di concedere la cittadinanza con i relativi diritti, ma la dignità ai minorenni nati nella nostra città, nel nostro Paese.

La dignità deve essere una cosa scontata e non deve essere concessa.

Purtroppo i momenti di crisi socio-economica, come quelli in cui viviamo, vanno a braccetto con episodi di razzismo e discriminazione nei confronti degli stranieri ma è proprio in questi momenti che la politica deve dare un segnale forte di eguaglianza e garanzia di pari dignità sociale così come sancito dall'art.3 della nostra Costituzione.

(art. 3 Cost. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese)

Cerco poi di interpretare il pensiero di chi, in buona fede, è scettico: "ma come? Con tutti i problemi che abbiamo in città (lavoro, emergenza sociale, abitativa, i trasferimenti dallo Stato che tardano ad arrivare, ecc…) mi parli della cittadinanza agli stranieri nati ad Asti?
Certo! Perchè chi meglio delle amministrazioni locali può dare un segnale politico forte, basato sulla realtà dei fatti, al fine promuovere un'attenta e profonda revisione della legge sulla cittadinanza?

La realtà dei fatti ci parla di un milione di persone che sono davvero un talento per il paese ed escluderli significherebbe perdere un’altra volta una priorità: lavoro, intelligenze, qualità, cittadini. Se noi perdiamo questa massa di cittadini perdiamo un valore aggiunto, non solo morale ma reale, economico. Possibilità di lavoro reali, vere, non ipotetiche!

Cosa questo significhi lo sanno bene gli imprenditori del Nord, per i quali l’immigrazione legale è una risorsa preziosa.
Lo sa lo Stato, considerando che 3 milioni e 300 mila immigrati hanno presentato regolare dichiarazione dei redditi.
Lo sanno le banche, visto che il 70% dei lavoratori stranieri ha aperto un conto in una agenzia italiana.
Cosa può rappresentare l’immigrazione lo sanno milioni di famiglie che riescono a prendersi cura dei propri cari, di persone anziane non autosufficienti, grazie al lavoro e all’affetto di badanti straniere.
E lo sanno i figli di genitori italiani, che a scuola, come compagni di banco, ogni giorno di più hanno bambini che sono originari di un altro paese e che magari hanno un colore differente dal loro o un’altra religione.
Bambini che però parlano la stessa lingua, tifano per la stessa squadra di calcio, sognano di fare le stesse cose quando saranno grandi.

A TUTTI QUESTI RAGAZZI E BAMBINI NON POSSIAMO DIRE: CRESCETE E COMPORTATEVI DA BUONI CITTADINI ITALIANI, ANCHE SE NON LO SIETE. O MEGLIO: SE NON VI VIENE RICONOSCIUTO, SE NON LO SIETE PER LE NOSTRE LEGGI. EPPURE È PROPRIO QUESTO CHE OGGI SUCCEDE.

CON UNA NUOVA LEGGE SULLA CITTADINANZA, IL NOSTRO PAESE SARÀ ABITATO DA “NUOVI ITALIANI”, DA CITTADINI A TUTTI GLI EFFETTI, CHE SARANNO ORGOGLIOSI DELLA LORO APPARTENENZA E SARANNO ARTEFICI DI UNA RINNOVATA, MODERNA E CIVILE IDENTITÀ NAZIONALE.

I bambini nati in Italia sono italiani. Devono poterlo essere.

La legge sulla cittadinanza non è una legge tra le tante: è una legge su cui si misura la cultura democratica di un Paese, di una società. Ed è per questo che il Partito Democratico e l'Amministrazione comunale di Asti vogliono cambiare quella attuale e arrivare a norme più giuste e rispondenti alle esigenze di un Paese grande e civile.

lunedì 22 luglio 2013

Il futuro della nostra Sanità è un problema di tutti


E' nei momenti di crisi che bisogna porre maggiore attenzione e puntare i riflettori sui bisogni primari delle persone:
  • gli alimenti per ovvi motivi
  • il lavoro per garantire la dignità umana
  • la salute così come sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione
Una seria riforma sanitaria è certamente necessaria ma è altrettanto importante esprimere la nostra netta opposizione verso tagli indiscriminati alla sanità effettuati col solo metro della calcolatrice.
  • DEVE essere garantito il necessario turnover e ricambio del personale
  • il precariato nell'ambito del Ssn NON può diventare "a tempo indeterminato"
  • DEVE essere garantita la disponibilità e la corretta manutenzione del materiale, delle apparecchiature e delle strutture necessarie alle cure
  • DEVONO essere rivisti i contratti, le responsabilità e le tutele del personale che si occupa di noi o dei nostri cari malati.
Negli ospedali e nei servizi territoriali DEVONO essere garantite costantemente TUTTE le prestazioni sanitarie essenziali per i cittadini e DEVE essere salvaguardata la dignità umana anche durante una grave malattia o il fine vita.

Indebolire il nostro Ssn con tagli pesanti o con scelte dettate da un puro ragionamento economico significa spingerlo verso la privatizzazione. Ma la Sanità è una questione pubblica e attiene ai diritti fondamentali di tutti gli individui. Non può tramutarsi in strumento per arricchire alcuni di essi.

Un articolo di Repubblica sullo sciopero dei medici di oggi e le loro motivazioni.

venerdì 17 maggio 2013

COMUNICATO STAMPA - Gruppo Pd Consiglio comunale di Asti


Dal 2007, il 17 maggio di ogni anno si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia quale momento di riflessioni e azioni per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale. Il 17 maggio è stato scelto perché è la ricorrenza della rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità avvenuta nel 1990.

E' opportuno quindi ribadire in tale occasione che l’omosessualità e la transessualità non sono malattie da curare, né orientamenti sessuali da modificare: affermare il contrario è una informazione scientificamente ed eticamente priva di fondamento e foriera di un pericoloso sostegno al pregiudizio sociale.

I consiglieri comunali del gruppo Pd ribadiscono la necessità di avviare un percorso di discussione sui temi delle discriminazioni, affinché nella città di Asti si attuino tutte le politiche atte a prevenire il verificarsi di episodi di bullismo omofobico, di gravi aggressioni e omicidi perpetrati in ragione dell’orientamento sessuale o identità di genere delle vittime, come purtroppo avvenuto in alcune città italiane. Occorre promuovere con decisione informazione e formazione alle differenze, al rispetto di sé e degli altri.

Un’iniziativa di cui anche il sindaco Fabrizio Brignolo sostiene la necessità: «L’amministrazione - dichiara il sindaco - si impegna a mettere in atto tutte le iniziative che vadano nel senso di una lotta alla discriminazione. Sono necessarie decisioni in grado di garantire i diritti essenziali alle persone indipendentemente dall'orientamento sessuale, sia a livello nazionale che locale, come già accade in gran parte d'Europa, affinché ognuno possa condurre una vita serena e uguale a tutti gli altri cittadini così come sancito dall'art.3 della nostra Costituzione».

Il Gruppo Pd Consiglio comunale di Asti